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Il calcio gaelico

Nel 1884, in pieno dominio inglese, in un’Irlanda sempre più socialmente divisa fra un nord ricco ed industrializzato ed un sud povero e arretrato, un gruppo di nazionalisti nella contea di Galway ebbe l’idea di scuotere le tiepide coscienze degli irlandesi attraverso lo sport. Non sport qualsiasi, naturalmente, ma discipline che fossero legate alle radici e le tradizioni dell’isola di smeraldo, che di recente stava vivendo un appiattimento verso lo standard culturale dei cugini inglesi. Nacque così la GAA (Gaelic Athletic Association), che codificò per la prima volta nella storia i tradizionali sport d’Irlanda: l’hurling, la pallamano gaelica, il rounders e, per l’appunto, il calcio gaelico.

Ad uno spettatore continentale questo sport sembra un miscuglio di calcio e rugby. A cominciare dalle porte: immaginatevi una porta da calcio sopra alla quale sia stata montata una porta da rugby. Le squadre sono composte da 15 giocatori, i cui ruoli sono simili a quelli del rugby, più la presenza di un portiere. La palla è sferica, leggermente più piccola di un pallone da calcio e può essere portata per un massimo di quattro passi, dopo di che è necessario un palleggio per proseguire con altri quattro passi, oppure calciare o passare colpendo il pallone con il pugno chiuso. L’obiettivo è fare gol in una delle due porte. Un gol sopra la traversa vale un punto, mentre un gol sotto la traversa vale tre punti. I due punteggi vengono segnati separatamente, ed è quindi necessaria una piccola moltiplicazione per capire quale delle due squadre sia in vantaggio. Le regole sono abbastanza semplici e permettono di dare vita ad uno sport tutt’altro che noioso, in cui si segna molto, si corre come degli indemoniati e si assiste a contrasti durissimi.

La finale del campionato nazionale si disputa al Croke Park di Dublino, teatro nel novembre del 1920 del primo Bloody Sunday della storia irlandese: una sanguinosa rappresaglia dell’esercito britannico (o meglio dei Black and Tans, gruppo di mercenari in divisa), a seguito di un attacco ad agenti dell’MI5 sotto copertura da parte dell’IRA di Michael Collins, considerato il nemico numero uno della Corona. Quel giorno allo stadio morirono quattordici persone fra giocatori e tifosi, fra cui Michael Hogan, capitano del Tipperary a cui oggi è dedicata una curva dello stadio stesso. Politica, storia e cultura si intrecciano nel disegnare i tratti di questo sport, che, ad oggi, è il più popolare d’Irlanda, tanto che la finale nazionale è stata definita dalla stampa il giorno in cui l’Irlanda si ferma.

Se le regole non fossero bastate per inserire questo sport nella categoria mentale delle cose strane, esistono ulteriori due aspetti che allontanano ancor di più il calcio gaelico dal concetto di sport che attualmente ci viene presentato: non esistono nè mercato, nè professionismo. Nasci a Cork, giocherai a Cork; nasci a Galway, giocherai a Galway, e durante tutta la tua carriera da giocatore di calcio gaelico non stipulerai mai un contratto e non riceverai mai un soldo. Le uniche entrate concesse per le squadre sono quelle a titolo di rimborso spesa per le attrezzature, per le trasferte e per sostenere le squadre giovanili della propria contea.

Se passate da quelle parti, il consiglio è sicuramente quello di assistere ad una partita di peil ghaelach (questo il nome originale, buona fortuna per la pronuncia, n.d.a.), uno sport spettacolare e veloce, a tratti frenetico, del quale si riescono a capire le logiche e le tattiche già dopo i primi minuti. Ma se dovesse capitare che dopo parecchi minuti ancora non riusciate a raccapezzarvi, chiedete all’irlandese di fianco a voi. Lui sicuramente sarà ben felice di spiegarvi.

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Giuseppe Merzi

Giuseppe Merzi

Ho avuto la grande fortuna di praticare moltissimi sport nel periodo d'oro in cui i telefonini non avevano telecamere. Ho raggiunto livelli altissimi in ogni singola disciplina che ho praticato; o almeno questo è ciò che racconterò fra quarant'anni al mio futuro nipotino, tanto non ci saranno prove a mio discarico. Considero lo sport l'epica moderna, ed in quanto tale, oltre all'impresa, è necessario (e altrettanto importante) che ci sia qualcuno che la celebri, quindi, eccoci qua. Quando chiudo gli occhi vedo Mark Girardelli vincere la combinata, un drop di Wilkinson, un gol di Van Basten e Mazzone correre sotto la curva dell'Atalanta. Sono di Brescia, se non si è capito.
Giuseppe Merzi

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