1) Icarus, 2017.
Pluripremiato al Sundance Festival 2017, Icarus è nato dalla volontà del regista Bryan Fogel di investigare la realtà del doping nel mondo dello sport. Il documentario segue le vicende di Fogel (ciclista amatoriale) che inizia a doparsi per osservare i cambiamenti nelle sue performance, capendo anche come evadere i controlli. In questo modo il regista-ciclista entra in contatto con lo scienziato russo Grigory Rodchenkov, un pilastro del programma anti-doping in Russia. Fogel e Rodchenkov si avvicinano alla verità riguardo il programma di doping sponsorizzato dalla Russia durante le Olimpiadi di Sochi, arrivando ad articolare un’indagine a tutto campo sul più grande scandalo internazionale sportivo a memoria d’uomo.
2) Forever Pure, 2016.
Nel 2013, il Beitar Jerusalem ufficializzò l’acquisto di Dzhabrail Kadiyev e Zaur Sadayev: 19 e 23 anni, entrambi ceceni e di religione musulmana (ultimi acquisti della gestione del magnate russo Arcadi Gaydamak). Una notizia mal vista dai supporter locali, soprattutto quelli considerati più facinorosi: il gruppo ultras La Familia, che alla prima partita utile hanno dispiegato nella tribuna orientale del Teddy Stadium un grande striscione giallo che citava l’inquietante scritta “Il Beitar sarà puro per sempre“. Il documentario sottolinea il ruolo del razzismo istituzionalizzato in Israele.
3) Valley Uprising, 2014.
Un lungometraggio di 90 minuti che racconta gli ultimi sei decenni della storia dell’arrampicata nello Yosemite, passando per gli Stonemasters e arrivando ad Alex Honnold.
4) The Barkley Marathons, 2014.
La Barkley Marathons è considerata una delle più estreme ultra-maratone al mondo, anche perché dalla sua nascita nel 1986 solo 14 sono stati i finisher su di un totale di 800 runner che hanno tentato la prova. Si tiene ogni anno all’interno del Frozen Head State Park vicino Wartburg, Tennessee (USA), alla fine di marzo o all’inizio di aprile.
5) Counterpunch, 2017.
Il regista Jay Bulger mette in evidenza le storie di un certo numero di giovani pugili – il professionista consumato, la speranza olimpica, la giovane promessa – ognuno deciso ad assicurarsi che il proprio nome finisca negli annali. Impegnandosi mente e corpo, la nuova generazione di pugili dimostra quanto impegnativo sia il percorso che dai circuiti amatoriali porta a quelli professionali.
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