La globalizzazione del calcio ha creato dei preoccupanti effetti collaterali, uno fra tutti il cosiddetto football trafficking. Dopo il primi due articoli, prosegue l’approfondimento.
Qui gli altri:
I pochi articoli in italiano sul football trafficking alternano in maniera piuttosto imprecisa le diciture “tratta di calciatori” e “traffico di calciatori”. L’uso dei termini non è una questione di lana caprina e fare chiarezza è necessario per capire meglio la complessità del fenomeno.
Nel caso del traffico – in inglese smuggling - il migrante si rivolge a un trafficante o a un’organizzazione per essere trasportato illegalmente da un paese a un altro dietro un compenso pattuito. Di norma, una volta che tale trasferimento è avvenuto, il migrante si muove in maniera autonoma nel paese di approdo.
La tratta – in inglese trafficking – presuppone invece che una persona sia reclutata, trasportata e trasferita “con la minaccia di ricorrere alla forza, o con l’uso effettivo della forza o di altre forme di coercizione, mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o una situazione di vulnerabilità”.
Il virgolettato è tratto da uno dei Protocolli di Palermo delle Nazioni Unite contro la tratta delle persone. All’arrivo nel nuovo paese la vittima della tratta rimane assoggetata alle persone che ne hanno organizzato il trasferimento, le quali sono interessate al suo sfruttamento nel luogo di destinazione.
Sulla base di queste due definizioni: a quale di queste due categorie è dunque ascrivibile il football trafficking? Riprendendo in mano i 10 step del Prof. Esson, ci rendiamo conto che dare una risposta precisa è impossibile.
Il passo 1), per cui un intermediario, millantando contatti con dei club professionistici europei e non, convince la famiglia del giovane calciatore a dargli dei soldi in cambio della possibilità di un provino, potrebbe far pensare alla tratta, in quanto spesso questi contatti sono inesistenti e il falso agente sta frodando l’aspirante calciatore. Ma, come ci ricorda Esson al passo 6), a volte il provino ha in effetti luogo. E poi, come abbiamo visto al passo 4), il giovane in molti casi arriva nel paese di destinazione avendo in mano documenti perfettamente validi, il che non rientrerebbe quindi nemmeno nella casistica dello smuggling.
Ma, soprattutto: l’elemento coercitivo che ha luogo nella tratta è pressoché assente nei casi di football trafficking. E’ in prima persona il giovane che vuole giocarsi la propria chance di fare carriera nel calcio professionistico. Whatever it takes, a qualunque costo, come dice una famosa canzone. Anche se il costo è non rivedere la propria famiglia per anni.
E’ il caso di P. e ce ne occuperemo nella prossima puntata.
credit image ® Davide Baroni – #studioWestAfricaAmazingProject
Daniele Canepa
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