La globalizzazione del calcio ha creato dei preoccupanti effetti collaterali, uno fra tutti il cosiddetto football trafficking.
Dopo il primi articoli, l’approfondimento prosegue con la storia di P.
Qui gli altri:
P. è un ragazzo di circa 23 anni originario di Dakar, capitale del Senegal. Al momento preferisce rimanere nell’anonimato, nonostante abbia deciso volontariamente di condividere la sua esperienza nella speranza che aiuti a comprendere meglio il football trafficking.
Questa storia inizia quando P. ha 17 anni e la sua ambizione è diventare un calciatore professionista in Europa. Nei tornei giocati a livello locale a Dakar emerge come uno dei ragazzi più talentuosi e P. ha l’incoscienza e la sfrontatezza giuste per pensare di poter sfondare nel Vecchio Continente, così come ci sono riusciti alcuni suoi compatrioti e concittadini, uno tra tutti Khouma Babacar, di pochi anni più grandi di lui e attaccante come lui.
Quando viene avvicinato da un uomo che millanta contatti con diversi club europei (ricordate il passo 1 di Esson) P. si sente dunque pronto al grande salto. C’è un però. Sua madre si oppone: troppo alti sono i rischi di puntare tutto sul calcio, per di più in un continente lontano e sconosciuto come l’Europa. L’intermediario, però, fa leva sulle aspettative di P. creando quindi un attrito tra lui e la madre. Esiste un atto più ignobile di mettere un ragazzo contro la sua stessa madre al fine di ottenere un bieco vantaggio personale? Fatto sta che la madre di P. si convince e acconsente alla partenza del figlio. Forse, come dai passi 2 e 3 dei 10 step di Esson, versa anche una somma richiesta dal sedicente agente calcistico: è solo una supposizione perché in realtà a P. la madre questo dettaglio non lo rivelerà mai.
Ecco dunque che P. parte alla volta dell’Italia, arrivando in maniera perfettamente regolare con l’aereo, come da passo 4. L’atterraggio rappresenta per P. un brusco risveglio per diverse ragioni. In primo luogo, quando da Fiumicino P. telefona all’agente per avvisarlo del suo arrivo, quest’ultimo sembra sorpreso. “Incredibile! Ce l’hai fatta ad arrivare,” sembra essere il sotto-testo, il che sembra accrescere le possibilità che l’agente avesse già in effetti riscosso una somma già in Africa e che tutto ciò che fosse venuto in seguito sarebbe stato un di più. Non è comunque solo lo stupore dell’agente a spingere P. verso la disperazione immediatamente dopo lo sbarco in aeroporto.
“Avevo appena messo piede in Italia e già volevo tornare indietro,” racconta con commozione. Il fatto è che tutti gli elementi ai quali non aveva pensato prima, accecato dal desiderio di avere successo nel calcio europeo, si palesano immediatamente uno dietro l’altro. Non parla una parola di italiano e il clima e il paese sono molto diversi dal suo, così come i mezzi di trasporto. Di quest’ultimo dettaglio P. si rende conto subito perché, realmente stupito o no, l’agente gli ha detto che lo attende a Milano. Ed è solo dopo diverse ore che, dopo aver girato a vuoto in aeroporto, P. riesce a mettersi in viaggio per Roma Termini, da cui prenderà il treno per Milano Centrale e sarà da lì che nel prossimo articolo ripercorreremo i restanti 5 passi attraverso la sua storia.
credit image ® Davide Baroni – #studioWestAfricaAmazingProject
Daniele Canepa
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