Quarta Puntata – Settimana 24/2/2014-2/3/2014
Finite le Olimpiadi la settimana corre via tranquilla (?), tra la sveglia alle 5 del mattino per andare al lavoro, tra la casa da mandare avanti, qualche nuovo articolo da postare sul blog e due partitelle di tennis dal suddetto disputate. Urgono rinforzi naturali per ritemprarsi; astenersi perditempo e Red Bull. Sussulti calcistici a metà settimana, come vedremo in questa quarta puntata di Sportparade e visioni celestiali al venerdì /sabato verso le quattro del pomeriggio.
5. Gioca come un Cristiano!
Punteggio tennistico a Gelsenkirchen, niente da fare per Boateng e compagni contro il Real Madrid (in orribile camiseta arancione), negli ottavi di Champions League. Cristiano Ronaldo (credo il più forte calciatore del mondo al momento) segna una doppietta e mette a referto due assist. Di tacco. 1-6 il risultato finale e Real che si “qualifica” virtualmente ai quarti. Ma, paradossalmente, il “game” più bello del “set” lo vince lo Schalke 04: tifosi in visibilio e sciarpata finale al gol strepitoso di Huntelaar. La bellezza del calcio è proprio questa: stai perdendo 6 a 0, ma il colpo migliore lo puoi sempre mettere a segno e rendere meno amara una durissima sconfitta. Nelle altre gare vittorie scontate di Barcellona, Borussia Dortmund, PSG e Bayern Monaco. Per il Milan “Mission Semi-Impossible” a causa della sconfitta, 0-1, contro l’Atletico Madrid. Ferguson manca tremendamente allo United che crolla ad Atene contro l’Olympiacos: 2-0. Detto questo: Forza Galatasaray e Forza Mancio!
4. Protagonismi arbitrali e scelte inspiegabili
Parma-Fiorentina sarebbe stata una gran bella partita, giocata da due squadre diverse tra loro che esprimono davvero un buon calcio, se solo non si fosse disputata lunedì 24 febbraio alle 18. Si avete capito bene: “lunedi ore 18”. Ma perché? Il lunedì è il giorno della tregua calcistica, dei discorsi al bar con gli amici sulla classifica, della colazione con cappuccio, brioche e Gazzetta. Ma come faccio a godermi il lunedì se la classifica è ancora provvisoria? Come posso fare le mie trapattonesche valutazioni tecnico-tattiche? E poi, un’altra cosa, diciamocelo francamente, di mezzi arbitri questo calcio non ne può più. Ci sono già tanti mezzi giocatori. Cartellini sventolati ad minchiam (per dirla alla Scoglio), partite semplici fatte diventare degli OK Corral. Fischietti abbronzati e tifosi incazzati. Ma nel 2014, con i calciatori che tweettano in panchina, gli ipad che gestiscono le moviole in tempo reale, mettere una bella moviola in campo stile rugby no? Certo andrebbe regolamentata, ma almeno si potrebbero evitare certe scempiaggini. Borja Valero è d’accordo, l’ho visto al bar, gli ho offerto una spuma al ginger e gli ho chiesto se per quattro domeniche viene a fare una passeggiata: tanto non ha nulla da fare.
3. #allacciamoli
Lacci color arcobaleno. Nulla di strano. Arcigay e ArciLesbica e la Fondazione Candido Cannavò per lo Sport hanno scelto un gesto egualmente semplice per combattere l’omolesbotransfobia. Un gesto di tutti i giorni che “ruba” pochi istanti alla frenesia della quotidianità: allacciarsi le scarpe. E in un mondo veloce, che comunica per spot, ha pensato a uno slogan che diventa impegno e colore: “Chi allaccia ci mette la faccia”.
In tanti hanno già aderito. Dal giocatore di calcio Davide Moscardelli all’allenatore di basket Gianmarco Pozzecco. Anche Daniele Dessena, giocatore del Cagliari, ha aderito all’iniziativa indossando i lacci durante Inter-Cagliari. Questi gli “apprezzamenti” che ha ricevuto sulla pagina del blog dei tifosi della sua squadra: “Brutto caghino fatti i cazzi tuoi”, “Frocio, sei un frocio”, e altri insulti ancora, ai quali Dessena ha risposto così: “Per me è un giorno importante perché ho potuto dare un contributo reale ad una causa importante e in cui credo. Io ho un bambino, non sono sposato, ho una compagna ed ogni settimana faccio avanti e indietro tra Cagliari e Parma per vederli. Non mi è mai capitato nella mia carriera di incontrare giocatori omosessuali, anche se credo possano essercene. Il fatto che un calciatore come qualsiasi altra persona possa manifestare pubblicamente un orientamento sessuale differente dal mio non rappresenta alcun problema né fastidio. Dovremmo cominciare a cambiare radicalmente la nostra mentalità, realmente, non solo a parole. Sono molto felice di poter dare il mio contributo alla causa”. Grazie Daniele.
2. Ogni tanto fallo un canestro!
La NBA è un’altalena di spettacolo, giocate al limite, soldi e statistiche. Gli americani vanno pazzi per le statistiche: fanno statistiche su tutto. Anche su quanti litri di birra si vendono al minuto durante una partita al Madison Square Garden (a proposito, se doveste trovarvi in zona Madison, 7th Avenue, portatevi il passaporto, altrimenti niente birra).
Queste le statistiche del mese di febbraio dei top four player, sempre sopra i 30 punti a partita:
- Kevin Durant 33.0 punti a partita. Mostruosamente leggiadro, sembra un cigno nero che si muove con eleganza tra omaccioni in canottiera. E che tiro leggero. Se continua così sarà l’MVP?
- Carmelo Anthony 32.2 punti a partita. I New York Knicks naufragano nei bassifondi della classifica. Se non ci fosse Melo punterebbero al tanking molto probabilmente. Spike Lee è disperato anche perché i rivali di Brooklyn sono davanti in classifica. Che ne sarà di loro?
- Kevin Love 34.0 punti a partita l’unico Wasp puro nella classifica in uno sport dominato dai brotha. A febbraio è stato, tra l’altro il migliore come media realizzativa. Chi non salta bianco è?
- LeBron James 30.8 punti a partita. Lui in classifica c’è sempre: all’inizio lo chiamavano il Prescelto, poi è diventato King James. Nelle ultime 5 partite del mese sempre sopra i 30 punti. Oramai è di un altro pianeta, è un fenomenale extraterrestre. Anche con il naso rotto. Unbelievable.
Se a questi giocatori sopracitati, aggiungessimo un play qualsiasi tipo CP3 o Curry o Westbrook, la nazionale statunitense di basket sarebbe fatta. E sarebbe imbattibile in terra. Su Marte potrebbe giocarsela.
Degni di segnalazione i 42 punti del “barba” James Harden contro Sacramento e il record per lo sloveno Dragic: 40 punti e record personale. Gli americani si esaltano con le statistiche e i numeri.
1. Tolkienismi sportivi: il ritorno del re?
Sabato, nel tardo pomeriggio, Roger Federer ha vinto il Dubai Duty Free Tennis Championship, battendo in finale il ceco Berdych per 3-6, 6-4, 6-3. Una rimonta bellissima, come splendido è stato tutto il torneo disputato dallo svizzero. Becker, Stepanek, Rosol e Novak Djokovic le sue vittime prima dell’epilogo. David Foster Wallace compianto saggista americano così ha scritto: “Quasi tutti gli amanti del tennis che seguono il circuito maschile in televisione hanno avuto, negli ultimi anni, quelli che si potrebbero definire «Momenti Federer». Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un’altra stanza per controllare se stai bene. I Momenti sono tanto più intensi se un minimo di esperienza diretta del gioco ti permette di comprendere l’impossibilità di quello che gli hai appena visto fare”. Io non credo scriverò mai di Roger, sarei imparziale come se scrivessi di Sampdoria, perché per me Federer non è un tennista, è “il tennis”, è una varietà infinita di colpi e soluzioni in brevissimo tempo e spazio, è genialità e lucidità e, per ricitare Wallace: “Federer, è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l’armonia è sopraffina”. E io non smetterei mai di guardare questi punti.
Citazioni tratte da “Il Tennis come Esperienza Religiosa” di David Foster Wallace, Einaudi.
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