Dal calcio al basket, dal football americano alla boxe e al golf: le leggende dello sport anglosassone sono accomunate da un fattore, ovvero la quantità industriale di soprannomi che si sono viste affibbiare nel corso degli anni. Vediamo qualche esempio, cerchiamo di spiegarne le origini e, perché no, di imparare qualche nuovo termine.
Soprannomi Inglesi e Calciatori. Dai Rivali di Victoria Beckham, Geri Halliwell & co ai Pazzi Scatenati del Wimbledon.
A fare da contraltare alle Spice Girls, negli anni 90 imperversavano un gruppo di giocatori del Liverpool FC belli e di successo (in verità più fuori dal campo che sul terreno di gioco): Jamie Redknapp, David James, Jason McAteer, Steve McManaman e Robbie Fowler non riuscirono a riportare il titolo della Premier League ad Anfield Road, ma quanto a macchine veloci, soldi e conquiste tra le fan si difesero, eccome! Da lì il soprannome di Spice Boys. Curioso che in Italia con tale nickname, per quanto al singolare, sia invece normalmente più conosciuto David Beckham, che di una Spice Girl è diventato marito.
Facendo diversi passi indietro nella storia, il primo Pallone d’Oro venne attribuito a Stanley Matthews, giocatore simbolo della nazionale inglese degli anni Cinquanta e celebre come The Magician o The Wizard of the Dribble – “Il Mago del Dribbling”.
Tornando a epoche più vicine alla nostra, gli anni Ottanta videro un discreto successo – inclusivo di trionfo in FA Cup – per il piccolo club del Wimbledon FC, zona di Londra normalmente più nota per il tennis che per il calcio. Il rude Vinnie Jones, diventato poi attore in film di Guy Ritchie quali The Snatch e Lock & Stock – Pazzi Scatenati, il nordirlandese Lawrie Sanchez, John Fashanu (idolo di Teo Tecoli alias Peo Pericoli) e Dennis Wise, passato poi al Chelsea, si distinsero per lo stile di gioco ruvido – o meglio violento – che fece passare alla storia il gruppo con il nome di Crazy Gang.
Soprannomi Inglesi e Basket. La NBA: una Fucina di Nickname
Simili alla Crazy Gang quanto a scorrettezze e dirty play – l’opposto del tanto osannato e auspicabile fair play – sono stati nella pallacanestro i Detroit Pistons. Capitanati in campo dal carismatico e talentuoso Isiah Thomas, i ragazzi allenati da coach Chuck Daly, diventato poi capo allenatore del primo leggendario Dream Team, si guadagnarono il soprannome di Bad Boys. Sul campo, i Pistons di fine anni Ottanta non mettevano comunque soltanto spinte, manate e atteggiamenti intimidatori: la classe sgorgava rigogliosa tra le loro fila con fuoriclasse del calibro dello stesso Thomas, Joe Dumars, Bill Laimbeer e il buon Dennis Rodman della prima era, con i capelli di un colore ancora definibile, ma una grinta difensiva costantemente ai limiti della regolarità, che qualche influenza la deve aver avuta sul soprannome di The Worm, “Il Verme”.
Nella NBA i soprannomi si sprecano: si potrebbero scrivere dieci articoli al riguardo (e magari lo faremo). Da His Airness, uno dei tanti nickname di quello che tra le tante leggende è la leggenda del basket, ovvero Michael Jordan, così definito in quanto piuttosto a proprio agio nello fluttuare nell’aria, specialmente nelle vicinanze di un tabellone da pallacanestro.
Se, invece, si parla di Earvin Johnson sulle prime potreste avere qualche difficoltà a collegarlo alla figura di quello che, già all’anagrafe, avrebbe dovuto esser chiamato Magic Johnson, perché è così che tutti conoscono quel fenomeno che poteva giocare… da fenomeno in tutti i ruoli cestistici. Cercate qualche sua giocata su YouTube e capirete il perché del nome, se ancora non vi fosse chiaro.
Altrettanto evidente è il collegamento tra Hakeem The Dream Olajuwon e le qualità “da sogno” di questo centro originario della Nigeria, altra figura dominante nella NBA degli anni Ottanta e Novanta. Avvicinandoci ai giorni nostri, Allen Iverson aveva sempre la “risposta” a ogni situazione sul parquet, da cui il nickname The Answer, mentre se mai avete visto giocare LeBron James – se non l’avete fatto avete ancora per fortuna diversi anni per vederlo all’opera – avrete capito perché è noto come The Chosen One, “Il prescelto” o “L’eletto” – decidete voi quale traduzione vi piace di più.
E per Concludere: Boxe, Golf e Football Americano
As sweet as sugar. “Dolce come lo zucchero”. E’ questo che una donna avrebbe detto di Ray Robinson, detto Sugar, e passato alla storia come uno dei pugili più forti di sempre. Uno dei suoi grandi rivali? Jake LaMotta, The Raging Bull, il “Toro scatenato” protagonista dell’omonimo film di Martin Scorsese con Robert De Niro nei panni del pugile di origine italiana. L’appellativo dato a Robinson sarebbe stato poi usato con un grande peso medio degli anni Settanta e Ottanta, Sugar Ray Leonard.
Di colore, con i capelli neri e il fisico asciutto da peso medio Robinson e Leonard, alto, biondo e dal fisico corpulento The Golden Bear, “L’orso d’oro”. Stiamo parlando di un altro sport, il golf, e di un’altra leggenda vivente: Jack Nicklaus, detentore del record di Major vinti (i tornei più prestigiosi in ambito golfistico a livello mondiale). Alto più di 1,80 e con braccia possenti, chissà se avrebbe avuto altrettanta fortuna in uno sport fisico come il football americano, altra fucina di atleti fenomenali dai soprannomi degni di essere menzionati.
Tra essi, Jerome Bettis, The Bus: con un’altezza di un metro e ottanta e 116 chilogrammi di peso, la quantità di moto prodotta dalla velocità di questo fenomenale running back unita alla sua massa era forse da temere tanto quanto quella di un autobus lanciato lungo una discesa. Meno travolgente, ma addirittura anche più efficace per le squadre di football per cui ha giocato è stato invece The Comeback Kid, “il ragazzo delle rimonte”, Joe Montana, noto anche come Joe Cool. Lasciamo alle nostre lettrici la decisione se con cool si voglia intedere “il freddo” per la capacità di Montana di gestire enormi pressioni in momenti decisivi delle partite o “il figo”, dall’alto del suo metro e novanta e forte della sua capigliatura bionda e occhi chiari!
Credits Image in copertina: Johnny Negri
Daniele Canepa
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