In Argentina il calcio è una ragione di vita, vissuto in modo viscerale, profondo. Le tifoserie sono appassionate, calde e per i propri colori sono disposte a fare tutto. Anzi, a volte la passione ed il trasporto superano anche la razionalità, la programmazione e gli investimenti.
Il Quilmes è una squadra dell’omonima città nei sobborghi meridionali di Buenos Aires, più B che A nella sua storia. I giocatori sono chiamati Cerveceros per gli stabilimenti di birra (cerveza) vicino allo stadio Centenario; il clàsico è contro l’Argentino de Quilmes, anche se è intensa la rivalità con altre squadre a sud della capitale come Lanus e Banfield. A parte il titolo del 1912 e quello storico del 1978, oltre ad un secondo posto nel 2004 e due partecipazioni nella Copa Libertadores (1979 e 2005), il club non ha mai ottenuto grandi risultati. La tifoseria, però, è sempre stata fra le più calde e proprio agli hinchas cerveceros si deve l’invenzione dei “papelitos“: il 19 agosto 1961, a Banfield, i tifosi bianco-blu si presentarono con oltre 2 milioni di etichette di birre che lanciarono in campo, dando via ad una delle tradizioni più consolidate del tifo argentino.
Retrocessa nel 91-92 in B Nacional, nel 93-94 la squadra era vicinissima alla vetta, occupata dal Gimnasia y Esgrima de Jujuy. Alla 39a giornata (su 42) il calendario recitava Douglas Haig vs Gimnasia e Quilmes vs Morón. Per “assicurarsi” i punti promozione, la società decise di investire in un “aiuto” sovrannaturale. Così nei giorni precedenti alle partite, i dirigenti si recarono a Chascomús per consultare donna Dora, strega conosciuta per miracoli e profezie. Lasciarono come acconto la metà, 2000 pesos, con la promessa di tornare: o per saldare il compenso o per riprendersi il denaro. L’indovina li lasciò con queste parole: el sábado los jujeños pierden 3-0. E così fu: contro tutti i pronostici il Douglas vinse in casa della capolista per 3-0, mentre l’incontro del Quilmes venne sospeso sul 2-1 per una bomba carta esplosa sul campo da gioco. Rinfrancata dagli avvenimenti, donna Dora decise di passare all’incasso: il Quilmes, però, non avendo ottenuto i 3 punti causa la sospensione, decise di non saldarla. E sulla strada del ritorno, furibonda per il soldo mancato, la maga si prese la sua rivincita lanciando una maledizione destinata a durare.
La partita sospesa venne recuperata, ma il Quilmes sbagliò un rigore e perse 3-2. E alla fine fu il Gimnasia a salire in Primera. Inizialmente si parlò di sortilegio, ma non in modo tanto insistente come fra il 2000 e 2001 quando il Quilmes perdette 3 finali consecutive per la promozione contro Huracán, Los Andes e Belgrano. Da quel momento la maledizione fu sulla bocca di tutti i tifosi, compresi i più scettici, che, straziati, misero pressione ai dirigenti, affinchè tornassero a saldare il debito. Costretta dalla tifoseria, la società tornò sui suoi passi, ma a distanza di quasi 10 anni donna Dora giaceva in una tomba senza nome nel cimitero locale. Per risarcire la maga e ottenere il suo perdono postumo, la società decise di lasciare un enorme ramo come segno di omaggio a nome di tutto l’ambiente cerveceros. Sotto una pioggia torrenziale, però, la successiva semifinale dei playoff fu vinta dalla Nueva Chicago.
Cercando spiegazioni sulla vicenda, la tifoseria scoprì che l’omaggio alla strega era avvenuto su una tomba sbagliata. Qualcosa di nuovo andava fatto e l’azione che dette la svolta alla decennale vicenda fu compiuta infine da un tifoso che, in solitaria, si recò al cimitero di Chascomús promettendo di chiamare sua figlia nascente con il nome dell’indovina. Dora nacque prematura, ma sana. E la promessa mantenuta.
Nel campionato 2002/03, dopo 8 mesi di imbattibilità casalinga (quasi la durata di gravidanza), il Quilmes e tutti i Cerveceros tornarono in Primera.
Dieci anni di maledizione, sfortune, frustrazione, preghiere e richieste di grazie erano alle spalle.
Guglielmo Schenardi
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