“I rifugiati sono rifiuti umani, senza nessuna funzione utile da svolgere nella terra del loro arrivo e soggiorno temporaneo e nessuna intenzione di prospettiva realistica di assimilazione e inserimento nel nuovo corpo sociale. Dal loro attuale luogo di soggiorno, la discarica, non c’è ritorno e non c’è via d’uscita (a meno che non sia una via che conduce a luoghi ancor più isolati, come nel caso dei profughi afgani scortati da navi da guerra australiane verso un’isola lontana da tutte le rotte battute). Una distanza abbastanza grande da impedire che i miasmi velenosi della decomposizione sociale raggiungano luoghi abitati dai loro abitanti autoctoni è il principale criterio di scelta dell’ubicazione dei campi permanentemente temporanei. Fuori da quei luoghi, i rifugiati sono un ostacolo e un fastidio; dentro sono dimenticati.” *
Allestito inizialmente come rifugio temporaneo per le circa 90.000 persone in fuga dai combattimenti scoppiati nel 1991 in Somalia, il campo profughi di Dabaab è attualmente la terza città più grande del Kenya, dopo Nairobi e Mombasa. Arrivati ormai ai profughi di terza generazione, Dabaab è attualmente un tentacolare complesso di 5 campi con all’interno circa 330.000 profughi, cinema improvvisati e campionati di calcio.
* Zygmunt Bauman, Vite Di Scarto, Laterza, 2005.
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