Sogno romantico del fùtbol perduto

Prima di leggere questo articolo mettete il volume al massimo e fate partire questo video. Poi iniziate la lettura. E cercate di sognare.

Una birra, una bella birra fresca in una giornata di sole calda e afosa. Dopo aver lavorato tutto il giorno, la birra ci sta sempre. Ancora una, dai. Che relax.
Insomma, affaticato e appesantito dall’alcool mi sono messo a letto mezzo ubriaco. E da ubriachi si dorme subito, ma soprattutto si sogna sempre.

C’è una terrazza battuta dal sole. Un sole caldo e umido. E’ una grossa terrazza costruita sopra ad un ripostiglio, ad un casolare rimesso a nuovo, che si trova in mezzo ad un orto in piena campagna. Intorno solo campi coltivati e colline. Colori meravigliosi, viti, ulivi, campi di girasoli e grano. Una radiolina accesa, appoggiata su un muretto di mattoni, trasmette le partite di calcio.

Ci sono due pali su questa terrazza, tra loro “uniti” da due funi: uno stendibiancheria all’aperto, sul quale sono mollettate svariate maglie da calcio. E c’è un ragazzino che gioca a pallone tra la roba stesa. Dribbla le maglie, palleggia, cerca di far rimbalzare la palla contro la ringhiera. Poi, improvvisamente si ferma e guarda le maglie stese, vedendo le scritte: 33 Kone, 51 Pinilla, 21 Andujar, 77 Thereau, 88 Anderson, 39 Cavanda, 92 El Shaarawy, 44 Nainggolan, 94 Zielinski. Che nomi? Che numeri sono per delle maglie da calcio?

Il sogno diventa più confuso, appannato, offuscato. Il sonno è agitato, devo dribblare quelle strane maglie: io sono il ragazzino che gioca a pallone su quella terrazza assolata. Ma sono sempre stato il numero 8 e i numeri vanno dall’1 all’11. E i miei compagni di calcio hanno nomi normali.
Poi sono in un bar, il classico Bar Sport, il sogno salta da un posto all’altro, con una lucida irrazionalità.

Dietro il bancone un signore con le mani gentili, quasi sempre incrociate dietro la schiena, quando non impegnate; un grembiule, un sorriso per tutti: parla genovese, è un barista genoanissimo. Sta versando un bicchiere per un cliente, quasi suo coetaneo, mani rugose, nervose, baffi alla Lee Van Cleef. Il cliente è sampdoriano, capisce poco il genovese, ma sa che il barista dice cose giuste al lunedì. Perché il lunedì è il giorno dove tutti ci sentiamo un po’ ultras e un po’ Trapattoni.

“Un giorno il calcio cambierà, ah se cambierà. Braglia non metterà più il numero uno magari indosserà il 27” dice il barista.

“Che ne vuoi capire di calcio tu, genoanaccio, Pagliuca è un portiere serio altro che Braglia”

“Beh però saranno sempre numeri  uno un domani?”

“Questo non lo so, ma non credo” ammette il cliente.

E poi il barista, visibilmente commosso comincia quest’arringa: “Io vorrei che Torrente e Signorini vestissero sempre il 2 e il 6. Non voglio che questo calcio cambi. Mi piace così. Lo voglio ascoltare alla radio e se i numeri dovessero cambiare anche i radiocronisti sarebbero spacciati, perche loro sanno chi è il 2, il terzino, Torrente. Vorrei il derby tutte le domeniche, ma probabilmente sarei già morto d’infarto, però che duelli Skuhravy e Vierchovod. Memorabili pomeriggi”

E proseguiva il discorso: “E anche se stai dall’altra parte, come potresti immaginare Vialli e Mancini con il 16 e il 39? Sarebbe impensabile che in una squadra di calcio non ci fossero il 9 e il 10 e poi pensa senza il 5 di Vierch…….” E in quel momento il ragazzino scaraventa una pallonata micidiale contro la porta vetro del bar rompendola in mille pezzi e destandomi dal sonno e dal sogno.”

Non voglio il calcio alle 12.30, voglio la radiolina e Provenzali, voglio la numerazione dalla  1  alla 11. Voglio tornare indietro a quando papà mi comprava il biglietto per la partita dai botteghini. Non voglio il calcio del finto perbenismo in settimana e dei veleni alla domenica. Non voglio lo stadio di proprietà, ma vorrei che lo stadio fosse un luogo di incontro, di socialità positiva. Voglio il calcio delle spazzate in tribuna all’85esimo quando vinci 1 a 0, non il tiqui-taca. Voglio il calcio con le maglie di lana. Con i colori sbiaditi e la numero 8, quella del regista, la numero 6, del libero. La maglia numero 7 dell’ala tornante alla Lombardo. Voglio le partite alle 15 perché alle 12.30, la gente normale, la domenica, mangia. Voglio il bar per guardare la finale di Coppa delle Coppe in diretta da Goteborg ed esultare con gli amici. Voglio “Amaro ABerna” perché lo sfottò ci sta sempre, ma le coltellate quelle no. Mi piacevano i calciatori con le scarpe nere ed ingrassate, ora le scarpe sembrano quadri di Kandinskij. Voglio il calcio, quello vero, autentico. Quello dei miei nonni; ma forse oggi conta più vincere, non convincere. Conta più il denaro e l’ingaggio, non la deliziosa poesia dell’ultimo passaggio.

Il barista, Virginio, era mio nonno. Genoanissimo, aveva il cuscino rossoblù per sedersi allo stadio come i veri gentelman inglesi.
Il cliente, Guerrino, era mio nonno. Sampdorianissimo aveva una radiolina nera con la quale ascoltava le partite. Da casa sua si sentivano i cori dello stadio.
Il ragazzino,  giocava con qualsiasi cosa avesse la forma sferica. Era dotato tecnicamente ma nessun osservatore dell’Arsenal passava mai a visionarlo la domenica. Non sanno cosa si sono persi.

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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10 commenti

  1. Paolo Inverteri

    Ho apprezzato l’articolo e avevo apprezzato la scelta di pubblicare il commento di critica. Decisamente un voto negativo invece la scelta di censurare il commento che ora non trovo piu. Avrei voluto commentare a vostra difesa, oggi ero in giro per consegne e sul cell non riuscivo. Era un commento assurdo…ma son rimasto deluso nel non vederlo più. Volevo dire la mia…peccato!

    • Francesco Salvi
      Francesco Salvi
      Author

      Buongiorno Paolo, grazie per averci letto innanzitutto. Ho scelto io personalmente di non pubblicare il commento semplicemente perchè non costruttivo e assolutamente sopra le righe. Mi fa invece piacere che tu abbia espresso la tua opinione costruttiva e molto garbata. Accetto critiche e opinioni ma credo debbano essere sempre portate con educazione e pertinenza.

      • Paolo Inverteri

        Buongiorno Francesco, la politica di moderazione dei commenti è affar vostro. Però permettimi di dire che pubblicare un commento per poi cancellarlo è un pò un autogol. Io non approvavo il commento censurato e con me anche altri amici…avremmo voluto scrivere e invece…i vostri artcoli ci piaciono…continuate così e non censurate. a presto

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