Ed ecco a voi, Brazuca

Per me è come se i mondiali fossero già iniziati. Ci sono i gironi, ci sono le quote, ma soprattutto c’è il pallone. Dopo Jabulani, il pallone ufficiale di Sudafrica 2010, colpevole di aver drasticamente abbattuto la media goal del torneo, Messi, Ronaldo e compagnia bella prenderanno a calci Brazuca (che ha addirittura un account twitter). Se 4 anni fa era stata la lingua zulu ad aiutare gli ingegneri dell’Adidas, per l’edizione 2014 è stata di ispirazione una parola del gergo dialettale (brazuca è un modo colloquiale per dire “brasiliano” e spesso viene utilizzato per descrivere lo stile di vita del popolo sudamericano). Anche il design trae ispirazione dalla brazilian way of life: se in Sud Africa le decorazioni rappresentavano un motivo di 11 colori, composto da triangoli a ricordare l’aspetto del FNB Stadium di Johannesburg (l’impianto dove si è disputata la finale), in Brasile i colori si rifanno ai braccialetti portafortuna indossati nel paese sudamericano.

E la tecnologia? beh, Brazuca è stato sottoposto a un meticoloso processo di test durato due anni e mezzo, che ha coinvolto oltre 600 calciatori di caratura mondiale e 30 squadre sparse attraverso 10 nazioni e tre continenti: la camera d’aria e la carcassa sono identiche a quelle di Tango 12 (Euro 2012), Cafusa (Confederations Cup 2013) e del pallone ufficiale della Champions League.

Produttore? Come al solito l’Adidas, che fornisce i palloni mundial fino dal 1970.

Il primo fornito dall’azienda tedesca, ormai, risale a più di 40 anni fa. In Messico, quando il torneo era ancora intitolato a Jules Rimet, per agevolare la visibilità delle riprese televisive l’Adidas progetta il Telstar, il primo a presentare il classico disegno a pentagoni neri su fondo bianco, realizzato cucendo assieme 32 pannelli di cuoio.
La prima rivoluzione, però, si ha nel ’78 in Argentina, quando Kempes scaraventa in rete il famigerato Tango, un pallone dal design talmente innovativo da rimanere immutato per i successivi 20 anni.

E se fino al Tango Espana dell’82, il materiale prevalente nella realizzazione dei palloni è il cuoio, a partire da Messico ’86 si inizia a giocare con sfere totalmente sintetiche: l’Azteca, il cui nome si accompagna alle prodezze di Maradona, rappresenta un indubbio punto di svolta. E arriviamo al mitico Etrusco, protagonista indiscusso di Italia ’90. Sia il nome, sia l’intricato design prendono ispirazione dalla storia italiana antica e 3 teste di leone etrusche decorano ognuno dei 20 triangoli, che compongono un disegno simile al Tango.

In occasione del primo Mondiale statunitense, invece, l’Adidas progetta il Questra, il cui nome deriva da The quest for the star, antica espressione anglosassone che significa La ricerca delle stelle.  Quattro anni più tardi, a Francia ‘98, c’è l’esordio del primo pallone multicolore della competizione, l’Adidas Tricolore: il design è ancora quello dei suoi predecessori, ma i triangoli sono dipinti con i colori della bandiera francese (a cui deve il nome).


Il primo mondiale del terzo millennio, invece, quello giocato in Corea-Giappone, oltre ad essere stato disputato per la prima volta in due nazioni differenti, ha visto l’avvento di un nuovo design: il Fevernova, composto da un triangolo grigio bordato d’oro e con i vertici ricurvi sovrastati ognuno da una fiammella rosso fuoco (forma del shuriken, il tipico dardo giapponese).


E infine arriviamo al Teamgeist, parola tedesca che significa Spirito di squadra. Il primo termosaldato e pensato per supportare il grip ‘n’ grove: composto da 14 pannelli curvi, più rotondo e più preciso nelle traiettorie a seconda del punto di impatto. Un pallone semplicemente rivoluzionario.

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Chi sono? cosa faccio? dove vado? A tutte queste domande rispondo con un bel silenzio. Diciamo che lo psicodramma è il mio terreno preferito, altrimenti che genoano sarei?! Mi piacciono i piani ben riusciti ed è per questo che opero sempre in direzione contraria. Insomma ho una predilezione per gli sconfitti, i secondi e quelli che si sbattono. Per farla breve, per i gregari. Ahimè sono un romantico e quando vinco mi sento a disagio. Per questo sono sempre all’opposizione. Ci sono 4 cose che mi mandano in visibilio: la frazione a farfalla di Pankratov, l’eleganza di uno stop di petto, il culo di Franziska van Almsick e i tackle di Paul Ince. Per il resto bevo birra.

5 commenti

  1. Luca
    Luca

    Sarà che il Tango ha segnato la mia infanzia calcistica ma la sua bellezza rimane ineguagliabile secondo me.
    I palloni più recenti mi sembrano più adatti ad una spiaggia che ad un campo di calcio!

    • Francesco Salvi
      Francesco Salvi

      Si il Tango rimane ineguagliabile. Vedremo come si comporteranno i portieri con il Brazuca. Jabulani aveva dato non pochi problemi.

      • Francesco Pedemonte
        Author

        si è vero, aveva dato un pò di problemi…ma tutti i palloni di adesso non sono molto parabili, prendono traiettorie sblilenche tipo super-tele! eppure, come scrivevo, con lo Jabulani si è segnato molto meno

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