“So bene di essere nero, ma mi piacerebbe essere visto come persona, e questo è il desiderio di ognuno.”
Michael Jeffrey Jordan
Potete aggiungere tre lettere nel titolo del pezzo. Se aggiungete la D, vi troverete la parola Donald Duck, il nostro Paperino: antieroe per eccellenza, incarnazione dell’uomo medio moderno, con le sue frustrazioni, i suoi problemi e le sue nevrosi. Nasce ufficialmente nel 1934, negli States; figlio di Walt Disney e del New Deal che venne dopo la grande depressione. Figlio di una società che aveva conosciuto, pochi anni prima, gli scempi della Black Legion, una fazione del Klu Klux Klan, molto attiva nel Midwest. Donald Duck, la crisi, il razzismo esistono ancora oggi, non solo negli States, ma nel mondo intero.
Volete un esempio: basta cambiare la lettera D nel titolo in F o S e il risultato è Donald Fuck oppure Donald Suck. Sono gli insulti che si è visto recapitare Donald Sterling, patron dei Los Angeles Clippers e magnate immobiliare. Ricchissimo, Tokowitz è il suo cognome natio, di chiare origini ebraiche (i suoi genitori erano immigrati ebrei), poi cambiato in Sterling: più facile da pronunciare, meno scomodo, più WASP. Il 25 Aprile 2014 è stato registrato a sua insaputa dalla fidanzata, di origini messicane, mentre si rivolge alla ragazza stessa, chiedendole senza mezzi termini di non portare persone di colore ad assistere alle partite del suo team e di non postare su Instagram foto che la ritraggono con afroamericani. La registrazione audio, ottenuta dal sito Tmz, ha scatenato anche l’indignazione del presidente Barack Obama. Per questo motivo Adam Silver, commissioner NBA, lo ha radiato immediatamente e per sempre, dalla più importante lega cestistica degli States, e del mondo.
Io in questi States vedo sempre contraddizioni enormi. Sarà un fatto culturale, sarà il meltin’pot ma la società americana è davvero un esempio conclamato di contraddizioni epiche. Sterling è un razzista, da sempre. Nel 2005 mise fine con un patteggiamento a un’azione legale in cui era accusato di discriminare i neri e gli ispanici, inquilini delle sue innumerevoli proprietà. Nel 2009 fu poi costretto a versare 2,7 milioni di dollari nell’ambito di un’altra causa per discriminazione. Gli inquilini gli pagavano le case e gli affitti e lui così li dipingeva mentre si arrichiva: “non fanno che bere, fumare e andarsene in giro per il quartiere”. E’ mostruosamente contradditorio. Solo nell’ignoranza non c’è contraddizione, quella emerge sempre pura e limpida, come nel caso del nostro milionario. Ma l’iposcrisia della contraddizione continua. A metà maggio, Sterling avrebbe dovuto ricevere un premio (che non riceverà, ovviamente) dalla National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), una delle più importanti organizzazioni per la difesa dei diritti degli afroamericani. Ma come? Si, perché Sterling in questi ultimi anni ha ripulito la sua immagine pubblica finanziando molte associazioni afroamericane, non solo l’NAACP. Ha anche comprato degli spazi pubblicitari sui giornali per promuovere il Mese della Storia Afroamericana. Non c’è niente di sorprendente in tutto questo. È lo stesso meccanismo che porta l’industria del tabacco a finanziare gli istituti che si occupano della ricerca sul cancro. Contraddizioni. Continue.
Anche Kareem Abdul-Jabbar ha commentato l’accaduto del 25 Aprile, lo ha fatto rilasciando uno splendido artitcolo al Time (l’articolo è in inglese). Noi invece andiamo avanti e chiudiamo proponendo quelli che sono i “salari” dei giocatori dei Clippers, pagati da Sterling (ad inizio anno, non comprensivi delle trade):
La somma totale è di 75.034.070 dollari. Su 16 giocatori, ci sono 3 bianchi (18.75%) e 13 neri (81.25%). La media NBA dei giocatori di colore è del 76%. I Clippers sono quindi decisamente una squadra di giocatori afroamericani (tenendo conto che Griffin è mezzosangue; ed è quello che nel video schiaccia qualsiasi cosa gli passi per le mani) pagati da un presidente razzista. Il trionfo delle contraddizioni, il trionfo dell’ignoranza: Donald Fuck.
Per la cronaca, Lunedì 5 Maggio, i Clippers hanno sconfitto Oklahoma in gara-1 delle semifinali di Conference: Chris Paul (CP3), il neretto, ha messo a referto 32 punti e 10 assist, con percentuali mostruose al tiro da 3 (8 su 9). Non male per essere un ragazzo di colore. E comuque come si fa ad essere razzisti quando hai in squadra giocatori che fanno queste cose?
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